Secondo Rossella Orlandi la "Tassa" sul bancomat sarà riscritta togliendo la sanzione dal 10 al 50% sulle somme prelevate con il bancomat dai conti bancari intestati alle imprese, che siano prive di giustificativo di data certa.
La riscrittura del sistema sanzionatorio non si chiuderà con il 31 dicembre 2017 e per quanto riguarda gli aspetti penali se ne dibatterà nelle due camere, quando i dlgs verranno esaminati.
Tutto è nato da una piccola norma contenute nel “comma 7 bis” del dlgs che nelle intenzioni servirebbe a stanare il nero.
Ma una norma simile (“presunzione legale dei prelievi”; ) era già stata sanzionata dalla Corte Costituzionale che ne aveva rilevato l’illegittimità. Un contribuente subì un accertamento perché nell’arco di un anno prelevò con il bancomat 50.000 euro.
Le spiegazioni fornite non furono ritenute credibili o non giustificate con documenti adeguati.
Così subì un accertamento fiscale e si aprì il contenzioso.
Ma i giudici della Corte Costituzionale gli diedero ragione, stabilendo che la norma sulla presunzione legale dei prelievi andava contro il principio di ragionevolezza e di capacità contributiva.
In pratica, la sentenza ha sancito l’illegittimità della presunzione secondo cui i prelievi non giustificati costituissero compensi evasi.
Ora non si parla più di presunzione legale sui prelievi, ma di sanzioni in caso manchi il nominativo del beneficiario del prelievo stesso e un giustificativo di data certa. In sostanza, in occasione di accertamenti bancari chi non indica il beneficiario dei prelievi sarebbe sanzionato.
Cioè il contribuente, dopo ogni prelievo al bancomat, dovrebbe appuntarsi data importo e beneficiario, ma anche conservare una prova di data certa (prova diabolica).
Il direttore dell’Agenzia Orlandi non rassicura nessuno, quando dice che “non ci sarà la sanzione dal 10% al 50% delle somme prelevate dai conti bancari intestati alle imprese qualora, in caso di accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate, le modalità di utilizzo di tali prelievi non siano giustificate dalle aziende stesse”,
perché di fatto conferma le preoccupazioni:
cosa faranno i funzionari dell'Agenzia delle Entrate o gli uomini della GDF di fronte a consistenti prelievi con il bancomat?
Nulla?
O riterranno di stabilire che le somme esorbitanti i prelievi ritenuti normali (10.000 euro all'anno secondo l’Agenzia delle Entrate) siano indebiti prelievi di Utili non dichiarati o pagamenti in nero?
Bisogna ricordare che i professionisti non possono incassare più di 30 euro in contanti e sono stati costretti a munirsi del POS per incassare somme superiori ai 30 euro, quindi è logico pensare che il semplice ritiro di contante al bancomat, per il Fisco, sarà un’operazione sospetta.
In pratica, in sede di rettifica della dichiarazione dei redditi, i prelievi potrebbero essere considerati ricavi in “nero” e tassati, e la sanzione commisurata al loro ammontare, dal 10 al 50%, sarebbe stata una sanzione aggiuntiva proporzionata – come faceva rilevare la Orlandi, direttrice delle Entrate – alla capacità contributiva de singolo contribuente.
Così i contribuenti saranno costretti a richiedere sempre scontrini e fatture ai venditori e a non accettare mai di pagare in nero.
L’intento del Governo di eliminare il contante per contrastare l’evasione, va però in contrasto con la crisi deflattiva perché verrebbero ridotti i consumi e la capacità di spesa delle famiglie, senza considerare che a questo punto l’utilizzo dei conti correnti e delle carte di credito rischia di diventare svantaggioso.
Mi sembra utile dare una occhiata a come avviene lo scambio di informazioni Banche-Fisco:
Le informazioni relative al 2013 sono state trasmesse il 2 marzo mentre quelle relative al 2014 il 29 maggio.
Banche, Poste, Assicurazioni, Sim e tutti gli intermediari finanziari dovranno sempre alimentare la banca dati finanziaria dell'Agenzia delle Entrate con dati aggiornati.
Per i nostri soldi non ci saranno più segreti.
Conti correnti, carte di credito, fondi pensioni, depositi, contratti derivati, ma anche ricariche telefoniche, acquisti di oro e preziosi finiranno nel mirino del Fisco.
Gli intermediari devono inviare il saldo di inizio e fine anno, l’importo totale dei movimenti attivi e passivi dell’anno, ma anche la giacenza media sul conto corrente.
La super anagrafe del Fisco ha lo scopo di individuare i "furbetti" tramite "un’analisi del rischio evasione".
Ma è indubbio che per stanare i furbi, il fisco esercita una forte intromissione nella "privacy finanziaria" di ogni cittadino.
Il Fisco eserciterà un controllo costante dei movimenti del conto corrente per valutare eventuali operazioni sospette come svuotamento o riempimento repentino del conto.
L'Agenzia delle Entrate utilizzerà questi dati per creare "liste selettive" di contribuenti sui quali accendere i riflettori ed effettuare con maggiore velocità controlli fiscali, tenendo conto della situazione finanziaria di ogni singolo contribuente.
Il tutto è contenuto in un provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, che stabilisce le modalità per la comunicazioni, fissa le date e come comportarsi in casi di fusioni o scissioni di società finanziarie.
Al momento, infatti, le comunicazioni - mensili e annuali - viaggiano su un doppio binario: mensilmente tramite Entratel e Fisconline, annualmente tramite Sid (il nuovo Sistema di interscambio dati).
Dal 2016 tutto viaggerà tramite Sid.
Per chi volesse saperne di più ci contatti ai nostri recapiti:
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